In questa pagina si accennerà ai rapporti fra infezione da HPV e neoplasie cervicali
L' eziologia del carcinoma cervicale è strettamente legato alla presenza di alcuni tipi di HPV. Il ruolo della infezione virale nella carcinogenesi è avvalorato:
dalla regolare presenza dell'HPV-DNA in studi retrospettivi su biopsie di carcinomi cervicali | |
dalla dimostrazione dell'azione oncogenica di alcuni geni virali come E6 ed E7 | |
dalla capacità trasformante di tali geni | |
dalla necessità della espressione di questi geni nel mantenere il fenotipo maligno nelle linee cellulari di cervicocarcinoma | |
dall' interazione delle oncoproteine virali con la regolazione della crescita delle cellule dell'ospite (immortalizzazione) | |
da numerosi studi epidemiologici |
(H. Zur Hausen J .Natl. Cancer Inst. 2000;92:690-8)
L'International Agency for Research on Cancer (I.A.R.C.), afferma:
There is sufficient evidence in humans for the carcinogenicity of human papillomavirus (HPV) 16 and 18 | |
There is evidence suggesting lack of carconogenicity to the cervix in humans of hpv types 6 and 11 | |
There is a limited evidence in humans for the carcinogenicity of some other HPV types | |
HPVs cannot infect animals: Some animal papillomaviruses cause cancer in their natural host | |
HPV types 16 and 18 are carcinogenic to humans (group 1) | |
HPV types 31 and 33 are probably carcinogenic to humans (group 2A) | |
Some HPV types other than 16,18,31 and 33 are possibly carcinogenic to humans (group 2b) | |
The carcinogenicity of HPV types 16 and 18 is supported by experimental evidence that proteins of these viruses interfere with the functions of cellular regulatory pathways |
(IARC Working group on evaluation of carcinogenic risks to human. Human papillomaviruses Vo.l64 of IARC monographs on the evaluation of carcinogenic risks to humans. Lyon:international agency for research on cancer, World Health Organization;1995.)
Da numerosi studi epidemiologici e clinici l'HPV è universalmente riconosciuto come la principale concausa non solo del cancro cervicale (collo uterino o portio), della vulva e del pene, ma anche di altre neoplasie in altri organi. In oltre il 90% delle neoplasie cervicali è stato riscontrato il DNA del virus (Infect.Urol. 8(5):139-145,1995). Il coinvolgimento nella genesi delle neoplasie genitali è più frequente per alcuni tipi virali rispetto ad altri per cui si suole catalogare tali virus in classi di rischio in rapporto alla loro percentuale di riscontro nelle neoplasie maligne (bassa, moderata o alta associazione). L'associazione al rischio oncogeno può variare per alcuni tipi virali da autore ad autore in base alle singole esperienze, ma è ormai universalmente riconosciuto che i tipi 16 e 18 sono quelli ad alto rischio, ed in particolare il 16 per la sua associazione ai carcinomi squamosi ed il 18 agli adencarcinomi.
La presenza dell'HPV è un fattore necessario, ma non indispensabile per l'insorgenza del cervicocarcinoma; infatti per la realizzazione della carcinogenesi devono essere presenti altri cofattori in grado di accelerare l'azione cancerogena del virus. Questi cofattori sono identificabili nei fattori di rischio da tempo conosciuti. Dall'analisi degli effetti che il virus produce nella cellula infettata, possiamo ipotizzare che il "cofattore" più importante e che spesso viene ignorato, è il tempo; infatti, quando il virus altera il ciclo della cellula immortalizzandola, crea i presupposti perchè tale cellula diventi neoplastica; prima o poi, infatti,si verificherà un errore genetico "fisiologico"che produrrà una cellula neoplastica. Se il sistema immunitario non interverrà,come di solito avviene, nella eliminazione del clone cellulare anomalo si avrà una incontrollata proliferazione neoplastica. Certamente tale evento sarà accelerato dalla presenza dei classici fattori di rischio che direttamente o con meccanismi indiretti faciliteranno l'azione oncogena virale.
I meccanismi della oncogenesi virale sono abbastanza complessi per cui specifici approfondimenti possono reperirsi nei siti specialistici;qui ci limiteremo ad illustrare per sommi capi alcune nozioni basilari per meglio comprendere l'interazione virus-cellula. Il DNA virale si compone di tre tratti o regioni: URR (upstream regulatory region), Early region, e Late region. La URR ha funzione di regolazione sulla replicazione virale e di controllo di alcuni tratti delle regioni Early. La regione Early è così denominata perchè interviene nelle prime fasi della replicazione virale. Essa è responsabile di mantenere alto il numero di copie di DNA virale e, nei tipi di HPV ad alto rischio, della immortalizzazione della cellula infettata e di promozione della trasformazione neoplastica. Nella regione Early si possono distinguere otto tratti ma di solo sei se ne conosce bene la funzione. La regione Late che interviene nella fase tardiva della infezione virale,si compone di due tratti L1 ed L2 ed è responsabile della produzione delle proteine capside; cioè dell'involucro virale,che sarà assemblato al DNA virale negli strati superficiali dell'epitelio cervicale. Come già espresso nella sezione dedicata all' HPV, il DNA virale per poter esprimere la sua attività oncogena deve integrarsi con il DNA della cellula infettata o ospite; perchè questo si verifichi occorre che esso da circolare divenga lineare con la rottura a livello dei tratti E1-E2. Non tutti i tipi di HPV hanno tale capacità,infatti tale peculiarità è tipica degli HPV ad alto rischio. La rottura del DNA nei punti suddetti comporta la perdita di controllo esercitata da E1 e soprattutto E2 sull'attività dei tratti E6 ed E7 che iniziano una incontrollata codificazione di proteine inibenti l'azione di due importanti antioncogeni: p53 e pRB. Tali antioncogeni (la p53 è denominata il guardiano del genoma),sono tratti del DNA cellulare che hanno il compito di controllare il processo di crescita e proliferazione cellulare. Nel normale ciclo cellulare,in caso di errori o mutazioni del codice genetico cellulare, se non è possibile la riparazione del danno genetico, la cellula viene avviata ad un processo di morte programmata detta apoptosi, eliminando così il clone cellulare anomalo o aberrante. Quando tali antioncogeni non possono esprimere la loro azione si ha come risultato una crescita cellulare incontrollata (immortalizzazione) che predisporrà all'accumulo di alterazioni genetiche (citotrasformazione) con il risultato della realizzazione di cellule cancerogene. Al processo di citotrasformazione concorrono molti fattori di rischio, alcuni dei quali noti nel loro meccanismo d'azione. Solo in caso di infezione persistente con la compartecipazione di alterati fattori immunologici e fattori di rischio si può attuare la cancerogenesi cervicale alterando il processo di fisiologica riparazione che in condizioni normali porta ad un normale epitelio di riparazione.
GENOMA DELL'HPV: EARLY REGION |
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E1 | Responsabile del mantenimento del DNA extracromosomiale e dell'inizio della replicazione cellulare |
E2 | Regolazione della trascrizione e replicazione virale. Regola l'attività di E6 ed E7 |
E4 | Codifica una proteina strutturale detta NS tardiva la cui precisa finalità non è nota. Essa agisce sul citoscheletro e danneggiando la rete cromatinica citoplasmatica, concorre alla formazione dell'alone citoplasmatico responsabile della coilocitosi |
E5 | Codifica una proteina trasformante che interagisce con i recettori dei fattori di crescita della membrana cellulare (PDGF) |
E6 | Codifica una proteina trasformante che si lega alla p53 che regola la crescita cellulare e l'azione di molti oncogeni |
E7 | Codifica una proteina trasformante che si lega alla pRB e sregola la proliferazione cellulare favorendo l'immortalizzazione cellulare impedendone la differenziazione |
SITI
INTERNATIONAL AGENCY FOR RESEARCH ON CANCER (IARC)
THE NATIONAL CERVICAL CANCER COALITION
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Ultimo aggiornamento: 18-01-16
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